“Eh,
oggi ho allenamento.”
“Ma
allenamento di cosa?”
“Twirling!”
“Cioè?”
“Una
disciplina ginnico-sportiva
per alcuni aspetti simile alla ginnastica ritmica e artistica, ma
caratterizzata in maniera fondamentale dall’utilizzo di un
“bastone”. La parola twirling infatti deriva dal verbo inglese to
twirl,
la cui traduzione italiana è “far ruotare”, e si riferisce
proprio al movimento che si impone al bastone, il cui utilizzo deve
essere coordinato con i movimenti del corpo. Vi è inoltre la
presenza di una base musicale, su cui l’atleta deve esprimere la
propria ritmicità ed espressività, integrando difficoltà tecniche
di vario livello.”
(Definizione
imparata a memoria dopo anni e anni di domande).
“Ah,
deve essere bello!”
Ecco,
questa è una tipica conversazione a cui credo tutte le “twirlers”
siano ormai abituate.
Ma
non c’è solo questo. Il nostro sport non è solo una definizione e
non è solo una via di mezzo tra varie discipline.
Il
twirling è molto di più.
E’
prima di tutto una passione dell’anima.
E’
un sorriso alle compagne di squadra prima di entrare in campo.
E’
una lacrima che ti riga la guancia per la grande emozione, prima che
lo speaker dica il tuo nome.
E’
un brivido nell’ascoltare la tua musica.
E’
l’imparare a riprendersi dopo un errore.
E’
l’attesa del giorno della gara.
E’
il ripetere l’esercizio mille volte, e non essere mai soddisfatta.
E’
l’odore di lacca, definito per antonomasia l’odore “di gara”.
E’
rendere cuore, anima, corpo, e cervello una cosa sola.
E’
l’arrabbiarsi, per la propria stupidità nell’affrontare
determinate difficoltà.
E’
un ciuffo che scappa dallo chignon, e che immediatamente viene
fissato con una forcina.
E’
raccogliere il bastone dopo una caduta, e ricominciare più forti di
prima.
E’
una paio di collant che ovviamente si smaglia prima di entrare in
campo.
E’
la sera in albergo passata a chiacchierare sempre troppo con le
amiche-compagne.
E’
una scarpetta che scivola troppo, ed una che “non gira”.
E’
continuare ad andare in palestra, anche quando una schiena mal
ridotta ti costringe a guardare a basta.
E’
un body che brilla.
E’
il farsi forza a vicenda, quando tocca al team scendere in campo.
E’
continuare, è perseverare, quanto tutto e tutti ti dicono che
dovresti smettere.
E’
gioire insieme.
E’
avere al tuo fianco amiche che ti tirano fuori la grinta, quando da
sola non ce la fai.
E’
sentire l’odore di legno del palazzetto, come “profumo di casa”.
E’
specchiarsi nella saletta di danza, cercando di fissare sul viso
quelle emozioni che hai incise nel cuore.
E’
il pretendere la perfezione, senza mai raggiungerla.
…Perché
dopotutto, come mi è stato ricordato, la perfezione non è
controllo, ma è andare oltre.
Il
twirling in sé, è andare oltre.
Eleonora Viglione
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